Racconti

Handy

Il mio nome è Andy e ho ventidue anni.
Fin da piccolo sono sempre stato un tipo strano, diverso dagli altri bambini.
Poco più avanti mi è stata diagnosticata una rara forma di schizofrenia indifferenziata, ovvero una particolare patologia che mi mostra cose che non esistono, mi fa sospettare delle persone, presento disturbi motori e mi fa chiudere in me stesso.
Io non ci credo, tutto quel che vedo è reale.

Tutto risale al mio tredicesimo compleanno, undici anni fa.Mamma mi volle portare al parco a giocare, con i miei pochi amici.
Non ero una persona molto socievole, mi definivano strano.
Mi piaceva stare solo, e così, allontanandomi troppo dal gruppo, mi persi.

Vagando tra gli alberi alti, con lunghe ombre opache, incontrai un uomo. Avrà avuto forse cinquant’anni, o giù di lì.
Puzzava di alcool e, mettendomi la mano destra sulla spalla mi disse
“Ti sei perso? Hai bisogno di aiuto?”
La sua voce tremava ed emanava un odore fetido, non lo dimentico.

Corsi, perché le mie gambe e la mia testa mi dissero di farlo, ma lui era più veloce.
Provai a fuggire, morsi, graffiai e mi liberai.
Arrivato a un cancelletto, che separava la zona del giardino botanico da quella panoramica, lo chiusi con tutta la forza che avevo in corpo, sperando che ciò bastasse per riuscire a fuggire.
L’uomo, subito dietro di me, non fece in tempo a togliere la mano.
Tranciata di netto.
Vidi la sua espressione, inorridita e allo stesso tempo furibonda.
Approfittai di quel momento per scappare, e arrivando all’uscita, chiesi aiuto.

Raccontai l’accaduto e portai sul posto tutte le persone che riuscii a trovare.
Non vi era nulla, né sangue, né mani mozzate.
Il cancelletto era spalancato.

Da lì nacque il mio calvario.
Mi portarono da uno psichiatra e mi marchiarono a vita, schizofrenico.
Ma io non ci credo. Tutto quel che che vedo è reale.

Fui preso in giro, da tutti.
Mi chiamavano Handy, il senza mano.
Nessuno mi credeva, e persi i miei pochi amici.
Mia madre piangeva ogni notte.
Così, una volta compiuti ventuno anni, scappai di casa e imboccai la strada principale.

Ora cammino per la strada, e osservo la gente.
Vivono tutti in una realtà virtuale, cellulari, cuffiette, Tablet.
E poi sarei io quello malato?
Sono diverso, è vero, ma è per questo che vogliono farmi fuori?
Come schizofrenico non ho la possibilità di portar con me una pistola. Vogliono uccidermi.

Cammino per la strada, e osservo la gente.
Ma qualcuno osserva me, ne sono certo, ma loro non sanno che io sono pronto.
Una pistola infilata tra i pantaloni, carica.
Nessuno può uccidermi.
Lui mi sta cercando.

Cammino per la strada, e osservo la gente.
Si allunga, la gente.
La sera sta calando, le ombre ti salutano.
I suoi occhi sono puntati su di me, mi ha trovato.
Estrassi la pistola e tolsi la sicura, accelerai il passo.
Sentivo i suoi passi, correva.
Sentii una mano toccarmi una spalla, ma non vidi nessuna mano.
Mi girai e sparai, sei colpi.
Nessuno può uccidermi.


“Andy fu arrestato e condannato per omicidio volontario, sconta la sua pena in un ospedale psichiatrico. La sua vittima si chiamava Gary Burton, ventisei anni, morto per aver provato a restituire un portafoglio, caduto a Andy, probabilmente mentre estraeva la pistola.”

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