Riflessioni

Mostri sotto la superficie

La mia storia è una delle tante storie che leggi sul giornale, raccontata con parole diverse.

Tutti dicono di avere uno scheletro nell’armadio, un mostro nascosto sotto il proprio letto, un assassino dietro la porta del bagno, una piccola e impercettibile crepa nel muro dal quale i fantasmi possono entrare la notte.
Tutti, tranne me.
Io non ho demoni, non ho nemici, né paure, non mi rimane niente ormai.

Mi starete invidiando forse, ma da invidiare non ho nulla.
Fuggite se volete. Smettete di leggere o di ascoltare.
Ma ricordate: la felicità è qualcosa di finto, distorto, annacquato. Inesistente.
È come una bolla di sapone, prima o poi scoppia, e non rimane nulla.
Il mio demone sono io, la mia colpa è il mio viso, il mio aspetto, il mio animo. Nero.
Il mio destino è la solitudine, ed i ricordi di quel che io stesso ho compiuto.

La rabbia mi ha preso, un giorno di sole, gli uccellini cinguettavano.
Ero assonnato, stanco, debole, irritato.
Ero seduto in giardino.
Lei era vicina a me; premurosa, dolce, amabile, morta.
Una parola sbagliata, una forza improvvisa,un lampo di luce accecante, un soffio di vento.
Ho preso una mazza, con due mani, ed ho colpito, e colpito, e colpito. Vedevo il sangue sgorgare dalla sua testa, lei stava immobile riversa sull’erba fresca. Erba rossa.

Gli uccellini non cinguettavano più. Piangevano.
Era lì, inerme ed io non mi fermavo, continuavo incessantemente fino a quando la forza andò via, mi lasciò solo.
Solo e dannato.

Centonove colpi, centonove lacerazioni alla mia anima.
Non ho scuse, o giustificazioni, non mi rimane che il tempo.
Il tempo che ho tolto, il tempo che dovrò vivere con la consapevolezza di essere un mostro. E tutte le volte che mi guarderò allo specchio, lo vedrò, mi vedrò, per ciò che sono davvero.

Non dobbiamo avere paura di chiamare le cose con il loro nome.
Ora son solo, e cerco di aggrapparmi ai momenti felici, ma non è possibile. Vedo tutto rosso, anche quando chiudo gli occhi la notte.
Puoi provare a negarlo, puoi scappare.
Ma una volta che è entrato, non ti libererai mai del mostro che è in te.

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